la metamorfosi del tempo nuovo

Lezioni sulla politica

  • Pagine200
  • Prezzo15.00
  • Anno2002
  • ISBN978-88-8273-034-5
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Lezioni sulla politica I Greci e la tendenza fondamentale del nostro tempo

Ciò che Emanuele Severino ci invita a compiere, con questo suo nuovo saggio, è una sorta di “salto mortale” sull’abisso che, solo in apparenza, separa il pensiero filosofico e la sua lunga storia dalle vicende dell’attualità politica.
Che cosa lega l’elaborazione del concetto di verità da parte dei primi pensatori al recente crollo del socialismo reale? Che hanno da spartire le parole degli antichi greci con i trionfi e le crisi che, negli ultimi decenni, hanno toccato e toccano capitalismo, democrazia e cristianesimo?
Severino ci guida con passo sicuro attraverso queste ed altre questioni, mostrando come la risposta ad esse costituisca il punto di partenza essenziale per una profonda comprensione del nostro tempo.
Il saggio si sviluppa intorno all’analisi di un duplice rovesciamento. Il primo e più antico rovesciamento riguarda il rapporto tra verità e felicità: se per i primi filosofi la verità era un mezzo per il raggiungimento della felicità, il pensiero successivo ha invertito i termini, facendo della felicità un mezzo per l’affermazione della verità incontrovertibile. Il secondo rovesciamento è invece piuttosto recente, attuandosi ancora sotto i nostri occhi: le grandi potenze uscite vittoriose dallo scontro con il socialismo reale – capitalismo, democrazia, cristianesimo – credevano di avere nella tecnica uno strumento per il raggiungimento dei propri scopi; ora, invece, incomincia ad apparire agli sguardi più penetranti come la tecnica da mezzo, qual era, sia divenuta il vero fine, cui ogni potenza è asservita.
Mirando al nesso che unisce queste due rivoluzioni profonde, Severino giunge a darci una definizione inedita della politica, illuminando di una luce nuova tanto le manifestazioni più eclatanti quanto la tendenza fondamentale dell’epoca in cui viviamo.

Emanuele Severino, nato nel 1929 a Brescia, è uno dei maggiori pensatori contemporanei. Autore di numerose pubblicazioni tradotte in varie lingue, scrive regolarmente sul “Corriere della Sera” ed è docente ordinario di Filosofia teoretica all’Università Ca’Foscari di Venezia, dopo aver insegnato in passato all’Università di Pavia e all’Università Cattolica di Milano.
Presso la nostra casa editrice ha pubblicato nel 1999 il libro Crisi della tradizione occidentale riscontrando ampio successo.

Crisi della tradizione occidentale

  • Pagine160
  • Prezzo13.94
  • Anno1999
  • ISBN978-88-8273-006-2
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Crisi della tradizione occidentale

Che cosa è stato il Novecento? La risposta di Emanuele Severino è perentoria: il Novecento è stato crisi, ovvero separazione e distruzione. Alle diverse “fenomenologie della crisi”, che vengono oggi da più parti avanzate, Severino contrappone un pensiero della crisi quale essenza stessa della nostra epoca. Ciò da cui il Novecento si separa e che il Novecento distrugge è la tradizione europea, intesa non come mero retaggio culturale, bensì come l’insieme di tutte le opere e le istituzioni dell’Occidente.
Severino individua nel pensiero filosofico i germi della crisi che costituisce l’essenza della nostra epoca: la crisi consiste, innanzitutto, nella distruzione del pensiero filosofico stesso. L’inevitabilità della distruzione delle posizioni filosofiche che animano la tradizione europea si rivela nell’opera dei tre autori fondamentali del pensiero contemporaneo: Leopardi, Nietzsche e Gentile. Essi sono coloro che hanno reso evidente l’intima debolezza di ogni pretesa di trovare riparo in una verità assoluta, in un “sapere che sta e non si lascia smentire” (epistéme). Ogni sapere siffatto è destinato alla distruzione in quanto porta in sé la negazione del suo stesso fondamento: quella fede nel divenire che sta al cuore dell’intera tradizione europea.
In questo scritto, Severino riesce nel compito - singolare e prezioso - di raccogliere in sintesi i punti nodali del proprio pensiero, mostrando, con semplicità e rigore, come soltanto entro uno sguardo genuinamente filosofico sia possibile comprendere il senso essenziale della storia dell’Occidente.

Emanuele Severino, nato nel 1929 a Brescia, è uno dei maggiori pensatori contemporanei. Autore di numerose pubblicazioni tradotte in varie lingue, scrive regolarmente sul “Corriere della Sera” ed è docente ordinario di Filosofia teoretica all’Università Ca’Foscari di Venezia, dopo aver insegnato in passato all’Università di Pavia e all’Università Cattolica di Milano.
Presso la nostra casa editrice ha pubblicato nel 1999 il libro Crisi della tradizione occidentale riscontrando ampio successo.

Introduzione alla filosofia occidentale

  • Pagine176
  • Prezzo15.00
  • Anno2010
  • ISBN978-8273-111-3
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Introduzione alla filosofia occidentale Eraclito, Parmenide, Platone, Cartesio

Allontanandosi da ogni erudizione, ma senza neppure rendere troppo semplice ciò che non potrebbe esserlo, l’autore fornisce un prezioso ed utile avviamento al senso della ricerca filosofica, risalendo sino alla sua origine nella Grecia antica. I pensatori presocratici e, più precisamente, Eraclito e Parmenide, costituiscono così il colpo d’avvio del pensiero filosofico, che subirà con Platone una prima svolta, poi completata nel XVII secolo da Cartesio, con cui giunge a compimento il progetto di una razionalità in grado di orientare l’uomo moderno verso un dominio sempre più accresciuto sul mondo.
In questa prospettiva il costante riferimento ai grandi testi della tradizione, riletti e commentati liberamente dall’autore, diviene l’occasione per una rinnovata comprensione dei concetti chiave che hanno segnato il cammino della filosofia, gettando le basi per una radicale riappropriazione di un passato che, lungi dall’essere superato, rappresenta ancora la traccia entro cui si muove necessariamente il nostro avvenire.
Queste pagine si rivolgono quindi a tutti coloro che cercano di meglio comprendere il mondo attuale, nell’ipotesi che questa ricostruzione del pensiero filosofico possa permettere di cogliere quella dimensione del sapere dimenticata e nascosta nel corso dei secoli, e alla quale affidare una via di scampo alla morsa dell’odierno predominio delle teorie economiciste e tecnico-scientifiche.

Pierre Jacerme è agrégé di filosofia. In gioventù è stato studente presso l’École Normale Supérieure Saint-Cloud e allievo di Jean Beaufret. Ha inoltre insegnato alla celebre khâgne del liceo Henri-IV di Parigi. È autore di una presentazione al Discours de la méthode di Cartesio (Pocket, 2005) e ha pubblicato L’Éthique, à l’ère nucléaire (Lettrage, 2005) e, più recentemente, Monde, déracinement, présence des dieux (Editions du Grand Est, 2009).

 

Il farmaco della democrazia

  • Pagine264
  • Prezzo16.00
  • Anno2003
  • ISBN978-88-8273-048-2
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Il farmaco della democrazia Alle radici della politica

Secondo la rilettura del mito di Prometeo contenuta nel Protagora di Platone, sussiste un nesso indissolubile, evidenziato già dalla comune radice etimologica, fra i termini, e i conseguenti concetti, di città, politica e guerra. Le parole greche per designare rispettivamente la guerra (polemos), la città (polis) e la politica (Politikè techne) derivano infatti dalla medesima radice indoeuropea "-ptol". Da questa comune origine linguistica si arriva a spiegare come fra i tre termini vi sia una così stretta connessione anche dal punto di vista filosofico.
In questo libro, Umberto Curi, analizza le molte relazioni che connettono la guerra alla politica, mostrando fino a che punto la prima possa essere considerata il “destino” cui tende la seconda. Muovendosi in un ampio contesto storico-filosofico (da Platone a Freud), l’autore argomenta il suo assunto anche in riferimento ad alcuni eventi storici recenti, quali l’attacco alle Torri gemelle e la successiva guerra contro l’Iraq.

Umberto Curi è professore ordinario di Storia della Filosofia e Presidente del corso di laurea in Filosofia nell’Università di Padova. Già visiting professor presso le Università di Los Angeles e Boston, ha tenuto conferenze e cicli di lezioni presso numerose università europee e americane. Giornalista pubblicista, collabora come editorialista politico ai quotidiani veneti del gruppo Repubblica e ad altre testate nazionali. Fra i suoi volumi più recenti: Pensare la guerra. L’Europa e il destino della politica, Bari, 1999; Polemos. Filosofia come guerra, Torino, 2000.

Progresso e Catastrofe

  • Pagine254
  • Prezzo17.04
  • Anno1999
  • ISBN978-88-8273-016-1
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Progresso e Catastrofe Dinamiche della modernità

Nel secolo che finisce, finisce anche il millennio. Quale il significato di questo passaggio? Questo libro illustra il tema, indica possibili risposte, muovendo dalla fortunata definizione del ’900 come “secolo breve”.
La brevità non riguarda certo gli anni, piuttosto un’improvvisa accelerazione e l’accumulo di troppi eventi in una stessa unità di tempo. Il secolo non poteva che apparire, inevitabilmente, breve. Di qui le considerazioni sul millennio trascorso. Esso è caratterizzato dapprima dal consolidamento e dalla diffusione massima della fede cristiana, mentre a partire dal “moderno” inizia la progressiva uscita da quella fede. La speranza in una salvezza trascendente è progressivamente abbandonata a vantaggio dell’autoaffermazione dell’uomo sulla terra che dà luogo all’impiantarsi di “utopie mondane”. In questo, propriamente, l’idea di “progresso”.
Ma oggi, in una “modernità” che ha permesso l’olocausto e la bomba atomica, che ha posto fine alle ideologie, dove persino la scienza – a fronte delle immani conquiste – sembra incontrollabile, si può ancora parlare di progresso? Oppure ci troviamo di fronte ad una catastrofe?
Ma catastrofe non è solo sinonimo di disastro. Al contrario, va ricordato che il termine greco equivale, etimologicamente, a “rovesciamento”. Dunque è certamente “fine”, ma anche acquisizione di una diversa prospettiva sul mondo. Quale? Non più quella “moderna” che presumeva di poter dare una direzione alla storia. Oggi è necessario piuttosto attrezzarsi per dominare il caso, per portarsi all’altezza dell’improbabile. Dobbiamo rinunciare ad ogni pretesa di totalità e saperci, invece, ben condurre in viaggio. Rendere la terra “gradevole dimora” nel nostro transitare.


Salvatore Natoli, è ordinario di Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Tra i suoi libri: La felicità. Saggio di teoria degli affetti, Feltrinelli, Milano 1994; I nuovi pagani, Il Saggiatore, Milano 1995; Dizionario dei vizi e delle virtù, Feltrinelli, Milano 1996; Dio e il divino. Confronto con il cristianesimo, Morcelliana, Brescia 1998.

L'inizio greco del pensiero

  • Pagine484
  • Prezzo18.08
  • Anno1999
  • ISBN 978-88-8273-007-9
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L'inizio greco del pensiero Heidegger e l’essenza futura della filosofia

Il libro affronta la domanda: che cos’è la filosofia?, e quindi: qual è la sua natura profonda? quale la sua provenienza? e la sua struttura portante? a quale bisogno, profondamente umano, essa risponde? e che ne è del suo “futuro"? Lungo il filo di tali questioni - mediante un dialogo con l’ermeneutica heideggeriana -, si mostra come sia oggi necessario innanzitutto “restituire” la filosofia all’inizio greco del pensiero (alla sua lingua e alla sua istanza d’origine); tale movimento, lungi dal ridursi a un mero ritorno all’“arcaico”, si sta infatti rivelando, sempre più chiaramente, come l’indispensabile passo preparatorio in vista di una metamorfosi essenziale del pensare.

La caratteristica fondamentale del volume è che i suddetti problemi non sono posti e sviluppati allo scopo di guadagnare un punto di vista esterno alla filosofia; al contrario, l’autore conduce il lettore nel bel mezzo della problematica filosofica fondamentale, aiutandolo a compiere un’esperienza pensante “in prima persona”.

Gino Zaccaria insegna estetica e filosofia all’Università Bocconi di Milano. Ha pubblicato: L’etica originaria (Milano 1992), L’inizio greco del pensiero. Heidegger e l’essenza futura della filosofia (Milano 1999), Hölderlin e il tempo di povertà. Un seminario sull’enigma della poesia (Como-Pavia 2000), Dasein : Da-sein. Tradurre la parola del pensiero (in collaborazione con I. De Gennaro, Milano 2007), Pensare il nulla. Leopardi, Heidegger (Como-Pavia 2009), e vari saggi e traduzioni. Fra i testi curati, si segnala L’arte dello scrivere (Milano 2003), un’antologia di pensieri tratti dallo Zibaldone leopardiano. Suoi testi e interventi sono presenti sul sito www.eudia.org.

I presupposti storici del nazionalsocialismo

  • Pagine190
  • Prezzo14.98
  • Anno1998
  • ISBN978-88-8273-002-4
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I presupposti storici del nazionalsocialismo e la “presa del potere” del gennaio 1933

Nolte, autore di libri ormai famosi sulle guerre mondiali, civili e ideologiche del XX secolo, muove in questo nuovissimo testo, inedito persino in Germania, all’individuazione dei presupposti storici del nazionalsocialismo. In queste pagine Nolte mostra come né Hitler né il suo movimento possono essere pensati come qualcosa di semplicemente “creato” dalle circostanze, per quanto eccezionali, nelle quali sono potuti emergere e hanno potuto assumere la figura nella quale oggi li riconosciamo. D’altra parte, il rischio storiografico più forte è, oggi, quello di reinterpretare le circostanze di partenza alla luce del punto di arrivo cui è giunto ciò che esse hanno permesso. Nolte, invece, capovolge l’analisi dirigendo il suo sguardo alle radici di tutti quei temi ideologici e storico-politici che, con straordinaria efficacia e virulenza, di quelle circostanze sono stati alimento e retroterra.
La diffusione nella società, europea e non solo tedesca, dell’antisemitismo, del darwinismo sociale, del nazionalismo a base razziale e del bolscevismo; la loro natura ideologica; la guerra mondiale e la rivoluzione sovietica intese come catalizzatori di tali temi ideologici; la loro ulteriore distorsione nell’ideologia del Mein Kampf, al contempo reattiva e “creativa”: questi sono i temi del libro e attraverso tali temi passa l’analisi noltiana dei presupposti del nazionalsocialismo. Questo libro inoltre spicca non solo per la lucidità dell’analisi offerta, ma anche per la chiarezza dell’esposizione, vista più come “narrazione” che come dotta e pedante disamina.

Ernst Nolte, nato nel 1923, allievo di Martin Heidegger e di Eugen Fink, è uno dei maggiori storici viventi. Assieme a François Furet e a Renzo De Felice, con i quali nel passato ha stretto proficui rapporti e scambi epistolari ormai famosi, Nolte può essere considerato uno dei pionieri di quel paradigma interpretativo del Novecento teso a fornire una chiave di lettura equilibrata, ma allo stesso tempo profonda e coraggiosa, dei fenomeni ideologici che hanno caratterizzato il nostro secolo. Un paradigma interpretativo che proprio per questo ha dovuto subire, negli anni passati, attacchi anche violenti, ma che, alla prova del tempo, si è mostrato più forte di ogni critica ideologica.