- Pagine84
- Prezzo10.00
- Anno2009
- ISBN978-88-8273-102-1
- NoteSartriana n. 8
Jean-Paul Sartre
Orfeo nero Una lettura poetica della negritudine
Orfeo nero è un saggio di straordinaria efficacia lirica, e forse il meno conosciuto dal pubblico italiano, scritto da Sartre nel 1948 come introduzione all’Antologia della nuova poesia negra e malgascia di lingua francese curata dal celebre poeta senegalese Léopold Senghor, premio Nobel per la letteratura nel 1968.
Sensibile al fascino di queste poesie dei neri francofoni, alle loro grida accorate contro l’inumana e gratuita sofferenza, al loro doversi esprimere nella lingua del colonizzatore per poter comunicare il loro diritto di esistere come neri, Sartre è stato uno dei pochi intellettuali dell’epoca ad avere avuto il coraggio di condannare le politiche espansionistiche delle grandi potenze del secondo dopoguerra.
Il tema centrale di questo saggio sartriano è la “negritudine”, che trasforma queste pagine in un programma sociale, politico e filosofico. La negritudine è colta da Sartre come “nudità senza colore”, come particolare atteggiamento affettivo nei confronti del mondo e al contempo come rimorso e speranza dell’intera cultura occidentale.
Sartre reclama in questo saggio un rinnovamento del linguaggio filosofico e designa l’essenza della creazione poetica come scacco e distruzione della prosa: poesia straordinaria, come gli effetti travolgenti che escono dalle mani dei poeti africani.
Jean-Paul Sartre (1905-1980) è forse l’esponente più rappresentativo dell’esistenzialismo ed uno degli intellettuali francesi contemporanei più noti nel mondo. Versatile e poliedrico, la sua attività ha attraversato vasti campi del sapere: dalla filosofia alla letteratura, dal teatro al cinema, dal giornalismo alla politica. Tra le sue maggiori opere ricordiamo, per la filosofia, L’essere e il nulla e la Critica della ragione dialettica e per la narrativa, fra tante, La nausea. Nel 1964 fu insignito del premio Nobel per la letteratura, che rifiutò.