- Pagine176
- Prezzo18.00
- Anno2014
- ISBN978-88-8273-146-5
- NoteVita delle forme 16
Giovanni Durbiano
Etiche dell'intenzione Ideologia e linguaggi nell'architettura italiana
Dall'osservatorio decentrato ma prospetticamente illuminante dell'Officina torinese, Giovanni Durbiano, noto come non compiacente chiosatore degli intrecci fra politica e cultura che hanno condizionato gli architetti italiani, propone un saggio acuminato, originale e anticonformista. Sin dalla copertina spiazzante ed estranea all'iconografia disciplinare, Durbiano ci invita ad esaminare gli aspetti retrostanti alle vulgate storiografiche e critiche che, nel tempo, hanno sviato il giudizio su questa o quella scuola di pensiero, a volte riconducibile a precise istituzioni universitarie, a questa o quella geografia, nella fattispecie, molto milanese, sebbene all'origine dei temi trattati vi sia la questione del realismo che il vecchio Partito Comunista elabora essenzialmente a Roma, sotto la guida del torinese Palmiro Togliatti.
È la misura dell'autorialità, applicabile ad un'arte pubblica come l'architettura, il tema portante di questo libro, un tema che l'autore applica alle sorti dell'intera architettura italiana fra i tardi anni Cinquanta e i primi Ottanta. Sono i piemontesi Gabetti, Isola e Raineri, i milanesi Guido Canella, Aldo Rossi e Giorgio Grassi, il triestino di Venezia Luciano Semerani e il romano Carlo Aymonino alcuni fra i titolari della narrazione critica di Durbiano. Il passaggio dall'impegno proiettato sulla e nella società all'eterodossia borghese delle frequentazioni e dei prelievi eruditi che, fino alla metà degli anni Sessanta, trova il suo strumento di dibattito e comunicazione nella Casabella di Rogers, negli anni successivi - si pensi a Controspazio e Contropiano - prende altre strade molto disciplinari e meno ideologiche (soprattutto a Venezia) proponendo suggestive commistioni fra architettura e corpora letterari o filosofici centroeuropee, fecondate da un Massimo Cacciari allora ermetico analista di pagine viennesi.
Osservatore partecipe ma distaccato, Durbiano non soggiace a modelli interpretativi precostituiti e si propone di individuare le ragioni di un'autenticità non in posa, capace di smascherare debolezze e mistificazioni di un establishment politico culturale che, partito da Gramsci, si è trovato a fare i conti con altri, non meno grandi maestri, segnati da quell'idea di Crisi che l'Ortodossia (anche nella Torino editorialmente e gloriosamente einaudiana) aveva svalutato. All'intensa appendice Giovanni Durbiano affida, con ironia amara, il bilancio storico
di una vicenda che, probabilmente, ha dissipato una generazione.
G. C.
Giovanni Durbiano fa l’architetto e insegna progettazione architettonica: due attività che in Italia hanno poco in comune. Il libro ricostruisce le radici culturali di questa paradossale separazione.